DANILO DI FLORIO CANTA “LA TEORIA DEL DISTACCO”
Si intitola così
l’ultimo singolo di Danilo di Florio un brano dove il senso della
modernità viene svelato passo dopo passo, dove la risposta alle
domande non arriva da un avvicinarsi al soggetto indagato, ma
appunto, allontanandosene. “Diversi
dalle troppe solitudini vaganti, con fini e confinati, benestanti e
più distanti, cerchiamo pianeti e altre forme di vita, postiamo chi
siamo e poi stiamo in disparte"
Le parole della canzone ci
spiegano che di fatto il mondo in cui viviamo, il sistema che noi
stessi abbiamo costruito ha assorbito anche noi stessi, immergendoci
in un cortocircuito frenetico, dove la corsa quotidiana è un
inserimento in ingranaggi che si sfaldano di continuo, un sistema usa
e getta, teso a non costruire nulla di stabile. Con LA TEORIA DEL
DISTACCO Danilo di Florio invece, ci spiega che l’atmosfera
spaziale è qualcosa di totalmente diverso, dove ogni ingranaggio
risponde ad una logica ben precisa, e dove le leggi fisiche
coordinano ogni dettaglio di tutto il sistema. Soltanto guardando
tutto questo dall’esterno, ci possiamo accorgere della diversità,
di quanto il nostro pianeta, sia in contrasto con l’universo in
cui esso è posizionato…la nostra posizione sembra senza direzione,
quando invece, ogniqualvolta un satellite è posto in orbita, quello
segue la traiettoria indicatagli…Noi esseri umani invece siamo
continuamente deviati dal nostro essere noi stessi, da quello che la
natura ci ha reso, e diventiamo schiavi di una società che si
dimostra inconsistente perché vuota. Ecco che allora un distacco, un
guardare da una presa di distanza quello che siamo abituati, può
diventare la chiave per farci capire cosa non funziona e quale sia
l’ingranaggio da sostituire per fornire il nostro sistema di vita
di una resa più efficiente, dove dietro ad ogni azione, ci sia un
obbiettivo valido a rendere il senso della nostra umanità.
Sonia Bellin
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